Centro Croq’Alp d’interpretazione del formaggio e del gusto – 2010-2011

Centro di interpretazione del formaggio e del gusto

Croq’Alp : centro d’interpretazione del formaggio e del gusto
Cooperativa di produzione del formaggio di Mieussy – Alta Savoia, Francia

Scenografie per un museo del gusto, Alpi del Nord


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Centro d’Interpretazione del formaggio Croq’Alp
Un progetto di scenografia tra concreto ed astrazione

Un centro d’interpretazione non è un museo. Non si tratta di oggetti, testimoni culturali, storici, scientifici. Si tratta invece di proporre una forma di modellizzazione, un momento durante il quale i parametri che accompagnano le percezioni, le sensazioni sono l’una dopo l’altra distinte per concludere l’esperienza con una sintesi dei parametri, rimettendo la dimensione culturale al centro della percezione sensuale.
Quando assaggio un formaggio, uno dopo l’altro tutti i miei senzi comminiciano a mettersi in funzione : le mie papille, la mia vista, il moi tatto, voglio soltanto capire, se non avvicinarmi ai processi sottili e complessi per quanto riguarda l’elaborazione di un prodotto specifico e vivo.
La visita mi accompagna in questa messa in opera sequenzata, in questo approccio complesso (e non complicato) di equilibbri delicati. Cio’ non toglie che, ovviamente, la conclusione è quella che il punto principale del formaggio fatto col latte crudo sia l’emozione della sua cultura, dei suoi rapporti con la sua terra d’origine, le emozioni, le parole, gli usi culturali e sociali che quest’ultimo accompagna, e che l’accompagnano.
Questo preambolo sembra essere un po’ banale, un po’ approssimativo ed ovviamente, non tocca a me, che sono designer, di tenere questo tipo di discorso. Eppure, è da queste posizioni scientifiche e teoriche (o della mia comprensione di queste posizioni per essere piu’ cauto), che un progetto di forme poteva essere sviluppato e diventare specifico e coerente.

Forme figurative, forme singolari

Poniamo come ipotesi iniziale che la scenografia ed almeno una parte del progetto sono specifici a Croq’Alp, particolari, adattati, ed in fondo non riproducibili in un’altro contesto. A questo punto, tutto sembra ovvio, ma non del tutto sicuro.
Un oggetto del nostro quotidiano, un’aspirapolvere, un televisore, un’armadio, assomigliano….ad un’aspirapolvere, un televisore, un’armadio. Si tratta dell’immagine associata alla funzione, la familiarità dei gruppi di oggetti. A questo punto , il dibattito è complesso, lo è già stato per il piccolo gruppo incaricato della concezione (Christine Lotteau e Vanessa Chenu) per sapere se… per caso, un tavolo doveva assomigliare ad un tavolo od a un grosso pezzo di formaggio. Tanto piu’ che sapevamo chiaramente che non si trattava di un parco di attrazioni, di cui le caricature permanenti, invece di « culturare » l’atmosfera, tolgono ogni significazione alle immagini od agli oggetti simboli. Il kitsch, nella sua definizione, (un oggetto a valori patrimoniali od artistici, riprodotto in gran numero, a secondo delle necessità di questa stessa riproduzione, in termini di scala, materiali ed approssimazioni) deculturizza, trasforma un oggetto testimone in un guscio vuoto, ridicolizza il rituale per trasformarlo in folklore.
Schiena dei mobili alti, dettaglio
Forse bisogna ricentrarsi sui valori intrinsechi dell’ambiente visuale, del paesaggio che accompagna questa produzione cosi’ particolare. Nessun falso formaggio ma soltanto una citazione dei tessuti che setacciano il formaggio durante la sua formazione, dei fiumi di latte che colano e che smettono, irrigiditi in un momento perpetuo, sospesi…..

Arrière des meubles haut, détail

Oggetti sfumati, screensaver e scatola nera

I visitatori di Croq’Alp sarano francesi, italiani, anglofoni, adolescenti, bambini od adulti.
Il progetto propone di fornire a questi ultimi, all’entrata della mostra, una baghetta magica, con la quale azioneranno, con una tecnologia RFID, degli elementi di risposta, dei film nella loro lingua, ed il tutto ad un livello di comprensione che sia legato alla loro età.
Siamo qui, in uno spazio silenzioso (parliamo spesso in questo progetto di « spazio miope ») che si anima con la presenza dei suoi utilizzatori, utenti, un discorso assente finchè non è praticato, un archeotipo della paranoia, quella che ci fà dire che il mondo esiste solo perchè lo guardiamo.

Certe cose restono communque da esplorare : a cosa rassomiglia quando non c’è nessuno, qual’è l’aspetto dello screensaver costituito da tutte le superfici mute di dialogo con azionamento, qual’è il legame che il design deve operare fra quello che ci si aspetta di vedere prima di entrare e quello al quale siamo veramente confrontati ? Oppure altre ancora, molto radicate nel design, qual’è la definizione della « scatola nera », qual’è l’aspetto opportuno di un contenente che, senza visitatori, non ha contenuto ? Per memoria, la « scatola nera » è un simbolo, quello di un oggetto con un funzionamento initelligibile, messo in funzione da un commando, dando un risultato senza che, in nessun momento, la scommessa non sia fatta da un utente suscettibile di capire « come funziona ». Inoltre, l’impiego di questo tipo di oggetto produce un mondo in cui il cittadino diventa solo e unicamente un’utilizzatore, l’utente cliente, cioé un mondo in cui non abbiamo la chiave intelligibile di quello che mettiamo in atto, di quello che facciamo funzionare.

Interfaccia e baguetta magica

Abbiamo già detto che le azioni rimpiazate colla tecnologia Rfid, sono provocate con l’aiuto delle baguette magiche procurate al visitatore all’entrata del centro d’interpretazione.
A questo punto, bisogna notare due cose : la funzione dell’interfaccia volontariamente orientata su di un immagine della magia, e i dibattiti, qualche volta violenti, che accompagnano la creazione della sua forma definitiva.

Nell’insieme dei dispositivi interattivi numerici, la prima fase (che secondo me finisce progressivamente) a visto nascere interfaccie ispirate prima di tutto dagli oggetti poi dai gesti pre-esistenti : strumenti musicali per l’applicazione « Guitare-Heroe » della playstation 2, pagine che « girano » sull’I-Phone o movimenti per ingrandire le immagini………Inoltre era importante la validazione dell’azione tramite un « attrezzo », un clic, un suono, un’azione luminosa…

Le domande che possiamo porci attualmente riguardano l’interfaccia (quella della Wii) cosi banalizzata poi cosi evanescente ; ogni tanto, nel laboratorio Insartis, parliamo del corpo come di un interfaccia, come qualcosa di giustificato, ma soltanto qualche volta.

La baguetta magica prevista per Croq’Alp, scherza gentilmente con la dematerializzazione dell’azionatore e dell’azionamento. Diventa l’oggetto onirico, di cui sappiamo che funziona solo nei nostri sogni e sugli schermi del cinema. Mette il visitatore nella posizione di eroe della sua visita, lo positivizza e metaforicamente lo rende attore della sua esperienza.

Su queste intenzioni, che solo loro hanno validato la creazione di una baghetta magica per questo progetto, le forme devono imperativamente svilupparsi in modo da confermare, amplificare possibilmente questa situazione. Una baghetta cosi’ astratta, traslucida, lattiginosa, che accetta volentieri di lasciare indovinare la tecnologia che mette in opera (il tag Rfid), un dito prolungato, la baghetta di un direttore d’orchestra. Astratta come l’oggetto di un film, traslucida come una leggera traccia nel mondo materiale, lattiginosa come, anche qui, il movimento fissato di un gesto che mette in funzione l’accesso all’informazione ed alla conoscenza. Tali sono le scommesse di questo oggetto materiale ed evanescente, tecnico ed onirico allo stesso tempo, bello e fluido, nuovo e immediatamente adeguabile a tutti.

Mieussy – Ottobre 2010

Ronan Kerdreux è designer (agenzia Erkadesign), professore e responsabile pedagogico dell’opzione design nella scuola superiore delle Belle Arti di Marsiglia, membro del gruppo di ricerca Insartis (gruppo costituito da professori e ricercatori delle scuole di architettura, delle Belle Arti e del politecnico di Marsiglia), professore invitato all’Istituto di Management dell’Università di Savoia).
/Copyrignt © 2010 Ronan Kerdreux
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Il testo completo della licenza è consultabile su questo sito in inglese o in francese (ma la traduzione non è ancora ufficiale).

Bozze di riflessione per la riabilitazione del museo



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